Napoleone Bonaparte e il Cristianesimo

2014-01 Napoleone a Sant'ElenaNapoleone Bonaparte : “Conversazioni sul Cristianesimo”. ESD, Bologna, 2013; pag. 23

Ma insomma, continuamente si sollevano obiezioni contro la vera religione; e sia! Ma perché non se ne sollevano contro le religioni false? Ma è semplice: tutti, senza esitazione, capiscono che sono false, e dunque non perdono neanche tempo a discuterle. Infatti, il paganesimo non fu accettato come verità assoluta dai saggi della Grecia, ad esempio da Pitagora, Socrate, Platone, Anassagora e Pericle. Quei grandi uomini si rilassavano con  i racconti di Omero e con le deliziose invenzioni delle fiabe, ma si guardavano dal farne oggetto di culto. Al contrario, gli spiriti più nobili, dopo la comparsa del cristianesimo, hanno avuto fede in esso, una fede sostanziale nei misteri del Vangelo; non solo Bossuet e Fènelon, appartenenti al clero cattolico, ma anche Cartesio, Newton, Leibniz, Pascal, Corneille, Racine, Carlo Magno e Luigi XIV. Perché si è verificato questo fatto così singolare? Che un simbolo misterioso ed oscuro, come il simbolo degli Apostoli sia stato accolto con un rispetto profondo dagli uomini più illustri, mentre le teogonie derivate dalle leggi della natura, e che non erano in realtà che delle spiegazioni sistematiche del mondo, non si sono imposte ad alcun sapiente? Chi ha ignorato l’olimpo pagano, se non i pagani stessi? La spiegazione è semplice: dietro le invenzioni della mitologia, il sapiente scopre subito il marchio e le leggi delle società primitive, le illusioni e la passioni del cuore umano, i simboli e l’orgoglio della scienza.
La mitologia è la religione della fantasia; i poeti, deificando i propri sogni, si abbandonarono alla tendenza naturale del nostro spirito, che è quella di adorare se stesso, ignorando i propri limiti. Tutto, quindi, è umano, perché tutto sembra dichiarare: Io sono il frutto della mia creatura.
Salta agli occhi che tutto è imperfetto, incerto, e incompleto, e che le contraddizioni sono molte. Tutto il meraviglioso della fiaba diverte l’immaginazione, ma scontenta la ragione, perché certo non con la poesia si può spiegare il mistero di Dio, l’origine del mondo, e le leggi dell’intelligenza. Il paganesimo è un’opera umana, e vi si possono leggere i nostri limiti, e il sigillo dell’uomo è chiaro e visibile. Che sanno più dei comuni mortali questi dei pagani, i legislatori greci e romani, ad esempio Numa Pompilio e Licurgo, i sacerdoti dell’India e dell’Antico Egitto, Maometto? Assolutamente niente. Essi, che pure hanno creato parecchio disordine nel campo della morale, non hanno detto alcunché di nuovo con riferimento al nostro destino futuro, alla nostra anima, a Dio, e alla creazione. I teosofi non ci hanno insegnato nulla che ci importi veramente di conoscere, e quindi da loro non rileviamo alcuna verità sostanziale. Anzi, la questione non viene neanche trattata da loro, tanto la loro teogonia è contorta, confusa e oscura.
C’è una verità originaria, che risale alla preistoria dell’uomo, e questa è la legge naturale che troviamo presso tutti gli uomini, legge che è stata scritta da Dio stesso nei nostri cuori. Dalla legge naturale, derivano il dovere, la giustizia, l’esistenza di Dio, la nozione che l’uomo è costituito di anima e di corpo.

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