Napoleone, Manzoni, Goethe

   Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 1769 – S. Elena, 1821) subì la sconfitta militare decisiva a Waterloo il 18-06-1815,  a causa della quale fu costretto ad abdicare nelle mani del governo provvisorio francese, alla cui guida si era autonominato Fouché, l’inaffondabile ministro di polizia e duca d’Otranto .

Napoleone, Manzoni & Goethe

Napoleone, Manzoni & Goethe. Manzoni compone “5 Maggio 1821”


Ci furono giorni e settimane concitate, durante le quali Napoleone esaminò diverse  ipotesi, per uscire dalla situazione di crisi gravissima personale,  e dello Stato Francese: 1) forzare il blocco navale britannico con le navi francesi, per consentire a Napoleone di raggiungere, libero, il Nord – America;
2) fare appello alle forze armate lealiste, per un’estrema difesa di Parigi dalla tenaglia degli alleati Austro-Anglo-Russo-Prussiani.
Terminali di tutte le trattative furono Fouché, e Lafayette,  che svolsero un ruolo ambiguo, facendo fallire tutte le proposte che in successione furono loro sottoposte.
Alla fine, Napoleone fu costretto ad accettare di arrendersi senza condizioni, salire sulla nave “Bellerofonte”, con destinazione le coste inglesi, dove avrebbe chiesto asilo politico al Re d’Inghilterra.

Napoleone a S. Elena

Napoleone a S. Elena


Nonostante assicurazioni contrarie, Napoleone fu arrestato, trattenuto, e infine spedito in esilio all’isola di Sant’Elena, sperduta  nell’Oceano Atlantico, a più di 2000 miglia dalle coste occidentali dell’Africa, e da quelle orientali del Sud-America.
Al prigioniero fu consentito di designare tre aiutanti militari ( i generali de Montholon; Bertrand;; e Gourgaud); un maggiordomo (valet-de-chambre) Mr. Marchand; due cuochi ( i Signori De Norvins e Cipriani);  un medico di fiducia (il dottor Antonmarchi), a cui si aggiunsero due preti cattolici, richiesti espressamente da Napoleone: gli abati Buonavita, e Vignali.    Tutte queste notizie son reperibili nel celebre “Memoriale di Sant’Elena” di Emmanuel  de Las Cases (libro che è tuttora reperibile in buone traduzioni italiane), che dalle autorità inglesi
fu autorizzato, in qualità di interprete (essendo egli bilingue, cioè parlante il francese e l’inglese) ad accompagnare l’Imperatore in esilio.

Manzoni ritratto da Francesco Hayez

Manzoni ritratto da Francesco Hayez


Nel 1818, Las Cases, per ragioni familiari; e l’abate Buonavita, per gravi ragioni di salute,  lasciarono l’isola, per fare ritorno, il primo in Inghilterra; il secondo, a Roma, chiamato da Papa Pio VII, che seguiva personalmente, insieme con il Cardinale Fesch, zio di Napoleone, la sorte dell’illustre prigioniero.

Napoleone : morte a S. Elena

Napoleone: morte a S. Elena


Napoleone così scrive all’inizio del proprio testamento: “ Je meurs dans la religion catholique, apostolique e romaine, dans laquelle je suis né…”. (Lettera del Generale de Montholon al Cavalier de Beauterne, autore di « Sentiment de Napoléon sur le Christianisme » – 1843 – tradotto in italiano nel 2013 nel libro « Conversazioni di Napoleone sul Cristianesimo » , Edizioni San Domenico; Bologna).
Napoleone dunque morì in Sant’Elena, il 5 maggio 1821. La notizia arrivò in Europa due mesi dopo. Alessandro Manzoni, appresa la notizia della morte di Napoleone, in tre giorni compose l’ode “Il 5 maggio”, che poi divenne celeberrima. Le autorità austriache, che avevano il controllo del Lombardo-Veneto, vietarono la pubblicazione della poesia, che fu pubblicata in Germania da Johann Wolfgang Goethe, su una rivista letteraria di Weimar, prima nell’originale italiano, e quindi, in un numero successivo, tradotta dallo stesso Goethe in tedesco. Ecco qui di seguito il testo dell’ode manzoniana.

Napoleone, Manzoni, e Goethe

Wolgang Goethe, dopo la censura degli Austriaci alla pubblicazione di “5 Maggio 1821”, pubblicò l’ode in Germania, prima in Italiano, e poi nella sua propria traduzione in Tedesco

 

Il Cinque Maggio
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie’ mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.
Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall’uno all’altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l’ardua sentenza: noi
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell’ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d’immensa invidia
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio
e d’indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l’onda s’avvolve e pesa,
l’onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell’alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull’eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d’un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l’assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l’avvïò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov’è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! Benefica
Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.

 

Via MonteNapoleone in Milano

Via MonteNapoleone, in Milano

 

Conclusione:
Che Napoleone fosse morto cattolico, si cominciò sapere solo dopo la pubblicazione del libro del Cavaliere di Beauterne, di cui ho scritto prima, e cioè nel 1843. Ma 22 anni prima, Alessandro Manzoni, con la forza della propria intuizione poetica, aveva parlato di un Napoleone Bonaparte che, al termine della propria vita straordinaria, confessa la propria fede cattolica, e si professa fedele alla Chiesa di Roma.

Napoleone e S. Elena : alla fine del mondo e oltre

Napoleone e S. Elena: alla fine del mondo e oltre

 

 

                     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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