Measure for measure

“Measure for measure” (1604), ultima commedia scritta da Shakespeare, prima di “Othello” e gli altri grandi drammi, dai critici è classificata come “commedia nera”, perché la vicenda non è lieta, né lo è la conclusione della vicenda.
Io credo che l’opera si possa anche definire di apologetica cattolica.
Perché? Ecco perché:
1) fin dal  titolo, richiama il Vangelo di Matteo (vai al link: http://www.maranatha.it/MobileEdition/T08-BibbiaCEI-1974/Bibbia/5-VangeliAtti/47-Text.htm) ; 7:2 : “…con la misura con la quale misurate, sarete misurati…”;
2) i protagonisti sono consacrati/consacrandi di ordini religiosi cattolici:
A) Isabella, novizia delle suore clarisse, sorella di Claudio, di cui perora la salvezza presso il Vicario del Duca (Angelo) e poi, per il tramite di
B) un frate francescano Fra’  Ludovico (alias il Duca) , presso il Duca in quanto tale. La vicenda, molto ingarbugliata, può essere letta nel testo integrale, al link : https://www.gutenberg.org/cache/epub/1126/pg1126.html.

 

Siamo nel XVI secolo, a Vienna, dove il Duca Vincenzo, per capire come il popolo giudichi il suo governo, finge di partire all’estero, per una visita di stato. In realtà, previa l’autorizzazione Fra’ Pietro, di un vicino convento francescano, egli si traveste da Fra’ Ludovico, per poter osservare senza essere riconosciuto. Insomma, Shakespeare introduce  una variante della figura del “sosia”, che tanto successo ha avuto nella letteratura, e soprattutto nel teatro.
Il termine fu introdotto, infatti,  nel teatro romano del III secolo a.C. da Plauto, nella  commedia intitolata  “Anfitrione”, per cui vai al link:   http://it.wikipedia.org/wiki/Anfitrione_(Plauto). Per informazioni generali su Plauto, vai al link: http://www.progettovidio.it/plauto.asp Celebre è il romanzo breve “Il sosia”, di Fedor Dostoevskji. Per informazioni sullo scrittore, vai al link: http://www.treccani.it/enciclopedia/fedor-michajlovic-dostoevskij_(Enciclopedia-Italiana)/. Per informazioni sul romanzo, vai al link, http://it.wikipedia.org/wiki/Il_sosia_(Dostoevskij).
Il termine “sosia” indica una persona che assomiglia esattamente a un’altra. Il processo di sostituzione di identità può essere soggettivo: un tale si fa passare per un altro, assumendone  l’identità: in questo caso, la sostituzione di identità, è in genere, ma non necessariamente, fraudolenta; oggettivo, quando un soggetto vede un secondo soggetto, e lo scambia per un terzo. In questo seconda eventualità, il soggetto che attribuisce ad altri una falsa identità, soffre di quella che gli psichiatri definiscono sindrome di Capgras, o “l’illusion des sosies”, e che sono classificate  tra le sindromi psicotiche rare (Silvano Arieti: Manuale di Psichiatria; Vol.1; pag. 751).

Qui di seguito, trascriviamo la locandina originale, dal già citato link : https://www.gutenberg.org/cache/epub/1126/pg1126.html.

MEASURE FOR MEASURE by William Shakespeare

DRAMATIS PERSONAE

VINCENTIO, the Duke

ANGELO, the Deputy

ESCALUS, an ancient Lord

CLAUDIO, a young gentleman

LUCIO, a fantastic

Two other like Gentlemen

VARRIUS, a gentleman, servant to the Duke

PROVOST

THOMAS, friar

PETER, friar

A JUSTICE

ELBOW, a simple constable

FROTH, a foolish gentleman

POMPEY, a clown and servant to Mistress Overdone

ABHORSON, an executioner

BARNARDINE, a dissolute prisoner

 

 

ISABELLA, sister to Claudio

MARIANA, betrothed to Angelo

JULIET, beloved of Claudio

FRANCISCA, a nun

MISTRESS OVERDONE, a bawd

 

 

Lords, Officers, Citizens, Boy, and Attendants

 

 

 

Act I; Scene III (A monastery)
(Qui il Duca spiega a Fra’ Tommaso di aver seguito per 14 anni  una  linea tollerante di governo. Ma  dopo quel periodo,  poiché  l’insubordinazione si era diffusa nel popolo, ha affidato al Vicario Angelo, il governo pro-tempore, perché ristabilisca la legge e l’ordine) :

DUKE. We have strict statutes and most biting laws,

The needful bits and curbs to headstrong steeds,

Which for this fourteen years we have let slip;

Even like an o’ergrown lion in a cave,

That goes not out to prey. Now, as fond fathers,

Having bound up the threat’ning twigs of birch,

Only to stick it in their children’s sight

For terror, not to use, in time the rod

Becomes more mock’d than fear’d; so our decrees,

Dead to infliction, to themselves are dead;

And liberty plucks justice by the nose;

The baby beats the nurse, and quite athwart

Goes all decorum.
(Mia traduzione:
Noi abbiamo statuti molto severi, e leggi dure
/ Morsi e freni per i prevaricatori inveterati/ Che per 14 anni abbiamo lasciato dormire/ Proprio come un leone vecchio nella sua caverna/
Che non esce più in cerca di preda. Ora, come quei padri poco energici/
Che per minaccia legano in fascio le bacchette di betulla
/ Soltanto per  tenerle sotto gli occhi della prole/
Non per farne uso, ma per incutere terrore, sicché nel tempo/
Le bacchette diventano un oggetto di scherno, più che di paura/
Così i nostri decreti, morti alla sanzione,
/ Restano lettera morta
/ E la licenza va menando per il naso la giustizia;
/ Il ragazzino picchia la nutrice, e ogni decoro se ne va).

 

 

 

Act II; Scene II (A Hall in Angelo’s House)
(Qui Angelo teorizza  la  Legge  che possiamo chiamare “farisaica “, e di cui si occupò Gesù nell’episodio dell’adultera, come è descritto nel Vangelo di  Giovanni, 8:3-11, per cui  vai al link: http://www.maranatha.it/MobileEdition/T08-BibbiaCEI-1974/Bibbia/5-VangeliAtti/50-Text.htm#Capitolo 8. Anche Shakespeare segue Gesù, e  Angelo sarà proprio vittima del suo fariseismo, perché gli sarà imputato lo stesso delitto che egli addebita a Claudio, ciò che accade  negli Atti IV e V, a cui  si rimanda)

ANGELO. ‘

Tis one thing to be tempted,

Escalus, Another thing to fall. I not deny

The jury, passing on the prisoner’s life,

May in the sworn twelve have a thief or two

Guiltier than him they try. What’s open made to justice,

That justice seizes. What knows the laws

That thieves do pass on thieves? ‘Tis very pregnant,

The jewel that we find, we stoop and take’t,

Because we see it; but what we do not see

We tread upon, and never think of it.

You may not so extenuate his offence

For I have had such faults; but rather tell me,

When I, that censure him, do so offend,

Let mine own judgment pattern out my death,

And nothing come in partial. Sir, he must die.
(Mia traduzione: Una cosa é essere tentati, Scala, ed una cosa diversa  è cadere. Non escludo che una giuria, chiamata a pronunciarsi sulla vita di un prigioniero, possa avere,  tra i propri dodici membri, uno o due più colpevoli di quello stesso reato che sono chiamati a giudicare nel reo. La giustizia si occupa di quanto viene prodotto agli atti. Che importanza ha per la legge, se dei ladri sono giudicati da altri ladri? Ecco un esempio: il gioiello che vediamo a terra, ci fermiamo a prenderlo. Ma quello che non vediamo, passiamo via senza accorgercene. Non potete portare come attenuante della sua colpa, il fatto che io possa averne commessa una simile. Mi direte, piuttosto, che se io, che ho condannato costui, commetto poi lo stesso reato, questa condanna a morte che io pronuncio, resterà come base per la mai, e senza protezione a mio favore. Signore, egli deve morire) .


 

Act II; Scene II.
(Qui Isabella, chiedendo ad Angelo grazia per il proprio fratello Claudio, confonde il concetto di peccato con quello di reato. Infatti, lei chiede al Giudice  di perdonare il peccatore, e di condannare il peccato: ma questo è un ambito morale, e non giuridico, e Gesù aveva chiarito la differenza tra i due ambiti, proprio nell’episodio di cui parla  Giovanni, 8:3-11).

ANGELO. Well; the matter? (Che c’é?)

ISABELLA. I have a brother is condemn’d to die;

I do beseech you, let it be his fault,

And not my brother. (Mio fratello è condannato a morte. Fate che sia condannata la sua colpa, non lui) .

PROVOST. [Aside] Heaven give thee moving graces. ( Bargello: Che il Cielo ti dia tanta grazia da commuoverlo)

ANGELO. Condemn the fault and not the actor of it!

Why, every fault’s condemn’d ere it be done;

Mine were the very cipher of a function,

To fine the faults whose fine stands in record,

And let go by the actor.
(Condannare la colpa, e non il colpevole? Ma il reato è condannato in sé, prima di essere commesso. E sarebbe ridotta a zero la mia funzione, se io castigando le colpe con la sanzioni previste nelle leggi, mo lasciassi scappare di mano i colpevoli).

 

Act III; Scene I ( A Room in the prison) (Il Duca, alias Frà Ludovico; il Bargello, Claudio) . (Qui Shakespeare, per bocca del Duca, parla dell’antinomia vita/morte in senso cristiano cattolico)

DUKE. Be absolute for death; either death or life

Shall thereby be the sweeter. Reason thus with life.

If I do lose thee, I do lose a thing

That none but fools would keep. A breath thou art,

Servile to all the skyey influences,

That dost this habitation where thou keep’st

Hourly afflict. Merely, thou art Death’s fool;

For him thou labour’st by thy flight to shun

And yet run’st toward him still. Thou art not noble;

For all th’ accommodations that thou bear’st

Are nurs’d by baseness. Thou ‘rt by no means valiant;

For thou dost fear the soft and tender fork

Of a poor worm. Thy best of rest is sleep,

And that thou oft provok’st; yet grossly fear’st

Thy death, which is no more. Thou art not thyself;

For thou exists on many a thousand grains

That issue out of dust. Happy thou art not;

For what thou hast not, still thou striv’st to get,

And what thou hast, forget’st. Thou art not certain;

For thy complexion shifts to strange effects,

After the moon. If thou art rich, thou’rt poor;

For, like an ass whose back with ingots bows,

Thou bear’st thy heavy riches but a journey,

And Death unloads thee. Friend hast thou none;

For thine own bowels which do call thee sire,

The mere effusion of thy proper loins,

Do curse the gout, serpigo, and the rheum,

For ending thee no sooner. Thou hast nor youth nor age,

But, as it were, an after-dinner’s sleep,

Dreaming on both; for all thy blessed youth

Becomes as aged, and doth beg the alms

Of palsied eld; and when thou art old and rich,

Thou hast neither heat, affection, limb, nor beauty,

To make thy riches pleasant. What’s yet in this

That bears the name of life? Yet in this life

Lie hid moe thousand deaths; yet death we fear,

That makes these odds all even.

(Mia traduzione: Siate rigorosi con la morte, così saranno più dolci e morte e vita. E alla vita dite questo: Se io ti perdo, perderò una cosa a cui solo uno stolto può attaccarsi. Un soffio sei tu, alla mercé  delle intemperie che tormentano, di ora in ora, l’abitacolo che ti ospita. Sei soltanto il trastullo della morte; ti sforzi sfuggirla, e invece le corri incontro. Non sei nobile, perché tutti gli espedienti che vai escogitando si basano sulla volgarità. Non hai coraggio, perché temi anche la forcuta lingua, tenera e molle, di un semplice  serpente. Il meglio del tuo riposo è il sonno, che tu provochi spesso; ma poi hai paura della morte, che è poco più del sonno. E non sei nemmeno te stessa, perché consisti di migliaia di agglomerati che sono il prodotto della polvere. Non sei mai felice, perché cerchi ciò che non hai, ma dimentichi ciò che hai. Non sei stabile, perché  subisci anche gli influssi della luna. Se sei ricca, sei anche povera, perché come l’asino curvo sotto una soma d’oro, tu porti la pesante ricchezza per un breve tratto, sopravviene la morte e ti scarica. Non hai amici, perché i frutti delle tue viscere , pura effusione della tua matrice, e cioè i figli, che ti chiamano Signore, maledicono la gotta, la serpigine, i reumatismi, che tanto tardano a finirti. Non hai né gioventù, né vecchiaia, perché come succede nell’appisolarsi dopo il pranzo, tu sogni un po’ dell’una e un po’ dell’altra; perché tutta la tua beata gioventù si sente già decrepita, e va cercando gli ozi dell’età matura. Alla fine ti trovi vecchia e ricca, ma senza più calore, né affetti, né bellezza, né vigoria, da farti godere le tue ricchezze. Che cosa c’è, alla fine, in questa cosa che chiamiamo vita?  Le mille morti che nasconde in sé . Eppure noi temiamo solo quell’una che risolve tutte queste assurdità).

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *