Atene e Mitilene (III)

“Atene e Mitilene” (III e Ultima Parte )    .

Per leggere le prime due Parti si può andare ai link seguenti:
3) http://www.ilgrandeinquisitore.it/2020/07/atene-e-mitilene/.

4) http://www.ilgrandeinquisitore.it/2020/07/atene-mitilene-ii/

Su questo Blog, in precedenza erano stati pubblicati altri Articoli dedicati a Tucidide
1) (
http://www.ilgrandeinquisitore.it/2020/03/la-peste-ad-atene-2/)

2)(http://www.ilgrandeinquisitore.it/2020/03/la-peste-ad-atene-ii/

 

 

Spedizione di Atene contro Siracusa

Spedizione di Atene contro Siracusa

 

I)Fine del Discorso di Diodoto (III:46-48)

1) 46 : “Non dobbiamo perciò prendere una cattiva decisione motivati dalla convinzione sull’efficacia deterrente della pena capitale, o escludere i ribelli dalla speranza del pentimento, previa ammissione del loro proprio errore. Considerate per un momento che una Città che si era appena ribellata, ha capito di non poter aver successo, ed è disposta a venire a più miti consigli, mentre è ancora in grado di pagare le spese e si impegna il tributo in futuro. Se decidete altrimenti, quale Città credete non si preparerà meglio per il futuro di quanto non abbia fatto Mitilene, pronta a sostenere un assedio fino al limite delle proprie forze, se la sorte è la stessa, resa o non resa? E noi come potremo evitare il danno per sostenere le spese di un assedio, a causa del mancato accordo e, se la conquisteremo, conquisteremo una città distrutta e dunque non in grado di pagare il tributo? È il tributo la nostra forza contro i nemici. Perciò non ci conviene essere giudici intransigenti di tutti quelli che commettono colpe contro di noi-contestualmente danneggiando noi stessi, ma piuttosto dobbiamo vedere come-punendoli con misura-potremo in futuro servirci di Città che siano potenti in denaro, e dobbiamo decidere di proteggere noi stessi, non con la severità delle leggi, ma con la prudenza del nostro comportamento. Ma noi stiamo facendo il contrario e-sottomettendo un popolo libero- dominandolo con la forza, popolo che si è ribellato per ottenere l’indipendenza-intendiamo punirlo severamente. Ma non è giusto punire con rigore gli uomini liberi che si ribellano, ma è meglio evitare che essi lo facciano. Anzi, il comportamento migliore è di prevenire la ribellione e-quando questa sia avvenuta-bisogna accusare il minor numero possibile di persone”.
27 grecia rocce marine

Grecia: Rocce Marine

 

 

 

47: Ma ora considerate quale errore commettereste facendo come Cleone consiglia. Ora in tutte le Città il popolo vi è amico e non intende ribellarsi con l’Oligarchia oppure-ammesso che lo faccia controvoglia-diventa subito nemico di quelli che si sono ribellati, per cui nella guerra contro le Città ostili, vi trovate alleato il popolo che non intende farvi la guerra. Ma se voi sterminate il popolo di Mitilene, che non ha niente a che fare con la rivolta e che, una volta prese le armi, intende far arrendere la Città a voi, voi non fate altro che uccidere i vostri benefattori, così consegnandovi nelle mani dei potenti che hanno indotto le Città all’insubordinazione. Perciò, quando l’Oligarchia spingerà la Città alla ribellione, avrà dalla propria parte, e contro di voi, il popolo, perché voi avete già annunciato che punirete tutti in maniera indiscriminata chi è colpevole di insubordinazione e chi non lo è.
Al contrario, anche se colpevoli, voi dovete fingere di non averlo notato, per non alienarvi il favore dell’unica classe che ha dimostrato di non esservi ostile. E ritengo questo molto più utile per il mantenimento del nostro impero, che noi volontariamente subiamo un’ingiustizia, piuttosto che uccidere giustamente quelli che non conviene uccidere. E quanto all’affermazione di Cleone, secondo cui la giusta punizione si identifica con l’utilità, non mi pare possibile che in questa situazione le due cose possano coesistere.

48: “Riconoscete dunque che proposte sono le migliori, e non date spazio alla compassione né all’indulgenza, da cui anch’io vi esorto a non lasciarvi ingannare: ma seguendo questi consigli, date retta a me e giudicate con equanimità quei Mitilenesi che Pachete ha mandato qui come colpevoli, e lasciate vivere gli altri nelle loro case. Questa è una proposta buona per il futuro e già temibile per i nemici. Infatti, chi prende buone decisioni è più forte contro gli avversari che se attacca insensatamente e indiscriminatamente”.

Capo_Colonna Tempio di Hera

Capo_Colonna Tempio di Hera

2) Commento al Discorso di Diodoto
Breve riassunto dei fatti, oggetto della narrazione di Tucidide: nell’estate del 428 a.C., all’inizio del quarto anno della guerra del Peloponneso, gli Spartani e i loro alleati invadono l’Attica, mentre Atene è prostrata dagli effetti della peste e stremata dai costi crescenti della guerra.
Contestualmente, Mitilene, la principale πόλις dell’isola di Lesbo (che dista poco meno di 300 Km da Atene) membro autorevole e relativamente autonomo della lega delio-attica, coglie l’occasione per tentare un cambio di alleanze, unificando sotto il proprio dominio tutta l’isola.
Tucidide spiega che la scelta è opera del governo di Mitilene, in mano ai conservatori, che sono naturaliter portati all’alleanza con Sparta. Con la loro sortita, i Governanti di Mitilene ambiscono ad unificare sotto il proprio comando tutta l’isola di Lesbo.
È un colpo grave per gli Ateniesi, che reagiscono inizialmente in modo sorprendente (come accadrà ancora altre volte nel corso della guerra): non prendono sul serio la notizia, e anzi – dice espressamente Tucidide – prevale in loro la voglia che non sia vera: «μεῖζον μέρος νέμοντες τῷ μὴ βούλεσθαι ἀληθῆ εἶναι» (III: 3-1). Osservazione di straordinaria e profetica perspicacia! In linguaggio moderno, e quindi in Inglese, si può tradurre: “Wishful thinking”. Gli Ateniesi si illudono che non l’ammutinamento di Mitilene sia inventato, ma lo sia la notizia dell’ammutinamento!
Ma qual è il contesto in cui avvengono questi fatti?  Il Gruppo Dirigente di Mitilene tenta di defezionare dalla Lega Attica, e di allearsi con Sparta. Ma Sparta non ha la forza di difendere Mitilene contro la più che probabile rappresaglia ateniese, con molto probabile invasione e rapprtesaglia. Il popolo si ribella e impone di mandare una delegazione ad Atene, per rinegoziare i termini dell’alleanza, e pre sconfessare la nuova alleanza con i Lacedemoni.
A quel punto anche il gruppo dirigente che aveva pianificato la defezione, per non restare escluso dalle trattative e per non pagare le inevitabili ritorsioni, aderisce alla resa. Viene siglato un accordo che congela ogni iniziativa ostile dell’esercito ateniese per il tempo necessario affinché un’ambasceria di Mitilene raggiunga Atene insieme con i maggiori responsabili, e prenda atto delle decisioni che sulla rivolta delibererà l’assemblea dei cittadini ( βουλή,)  cioè lo spazio della deliberazione politica deputato alla formazione del consenso e alla presa di decisione, dove le opinioni si confrontano attraverso pratiche discorsive regolate.
Tucidide ovviamente non riporta “la cronaca parlamentare”, ma solo la decisione finale (βούλευμα), cioè la deliberazione della βουλή:
1) in un primo momento, in preda alla rabbia ((τῆς ὁρμῆς)), viene decisa l’uccisione di tutti i Mitilenesi, anche di quelli che si sono opposti all’alleanza con Sparta, e la riduzione in schiavitù di donne e bambini. Viene dato ordine al generale ateniese Pachete di eseguire immediatamente la rappresaglia indiscriminata;
2) interviene Diodoto, e la decisione viene modificata: saranno uccisi tutti i prigionieri Mitilenesi che sono nelle mani degli Ateniesi, e saranno risparmiati tutti gli altri.
La proposta di Diodoto passa per pochi voti, a dimostrazione della confusione regnante ad Atene

Tempio dei Dioscuri Agrigento

Tempio dei Dioscuri Agrigento

II) Il modus operandi di Atene
Ma il giorno dopo provarono subito una certa resipiscenza (μετνοια), e si riconsiderò che era stata emessa una deliberazione crudele e grave (κα ναλογισμς μν τ βολευμα κα μγα γνσθαι), cioè massacrare tutta una città intera piuttosto che coloro che erano responsabili. Non appena gli ambasciatori mitilenesi che erano presenti e gli Ateniesi che li appoggiavano ne ebbero sentore (σθοντο), si adoperarono presso le autorità per sottoporre di nuovo (αθις) al dibattito la questione: le persuasero con facilità dal momento che anche per costoro era evidente che la maggioranza dei cittadini voleva che si restituisse loro la possibilità di deliberare nuovamente (αθς […] βουλεσασθαι). Convocata subito un’assemblea, furono enunciati pareri diversi da ciascuno; e Cleone, figlio di Cleeneto, che aveva già in precedenza ottenuto con successo la pena di morte, e anche per gli altri aspetti era il più violento dei cittadini (βιαιτατος), e in quel tempo di gran lunga il più dotato di capacità persuasive (πιθαντατος) nei confronti del popolo, facendosi avanti di nuovo si espresse in questi termini (III, 36, 4-6).
(Lo spartano Saleto, arrestato (III, 35, 1-2), è ucciso subito al suo arrivo in Attica, verosimilmente prima ancora della convocazione dell’ἐκκλησία)

Lesbo (Grecia) : Cappella Ortodossa

Lesbo (Grecia) : Cappella Ortodossa

III) Richiamo a Cleone:
 

Cleone:
“ Mentre, gli uomini comuni-che mai enfatizzano la propria sagacia- sono contenti di essere meno saggi delle Leggi, e meno abili a evidenziare gli errori di un oratore ed-essendo giudici equanimi, piuttosto che polemisti attaccabrighe- gestiscono con successo le cose dello Stato” (III:37;4-5)

“Sono da biasimare quelli che sono così sciocchi da organizzare simili gare, e che vanno ad ascoltare un oratore come se andassero ad uno spettacolo, per farsi uditori delle gesta compiute e voi che prendete decisioni sulle cose future in base all’abilità dialettica di quelli che vi presentano il futuro come già realizzato, senza che dobbiate fare alcuno sforzo. Invece, a riguardo di fatti già accaduti, vi rifiutate di adottare come più indiscutibile e cosciente metro di riflessione la concreta, tangibile realtà degli eventi, fidandovi piuttosto di ciò che udite nelle roboanti arringhe di chi ve ne porge, a parole, un resoconto pregiudiziale. Siete prontissimi all’inganno di una eloquenza ammantata da una veste di originalità, e altrettanto insuperabili nel recalcitrare di fronte a una linea di condotta già solidamente confermata dall’esperienza. Siete affascinati fino alla schiavitù dal singolare e dallo straordinario, colmi di sprezzante noia per ciò che è consueto e regolare. Ciascuno di voi smania per la febbre d’esser valente nella parola; se fallisce questo segno, di saziarsi almeno scendendo in contesa con quella bella genia di parlatori, a mostrare che anche egli può seguire, senza farsi aspettare troppo, i loro ingegnosi ragionamenti; anzi sa cogliere a volo la paroletta acuta, prima che sorga dalle labbra di chi parla, ed elevarla alle stelle, maestro di prontezza nell’intuire i propositi altrui, ma altrettanto arrugginito nel divinarne in tempo le pratiche conseguenze. Allora, permettetemi di dirvi, che voi seguite un metodo vano in questi tempi, quel metodo che non vi fa valutare la realtà dei fatti. (III:38;6-7).

Isola di  Lesbo (oggi) oggi

Isola di Lesbo (oggi) oggi

IV) Conclusione:
Tucidide non vuol essere storico, ma piuttosto qualcosa di diverso, un pensatore politico su base storica
Leggendo gli “Atti della rappresaglia di Atene contro Mitilene”, il lettore moderno può avere l’impressione di del caos  tra i Greci del V secolo a.C., impegnati nella tremenda “Guerra del Peloponneso”:
1) Mitilene annuncia la propria defezione dall’alleanza Delio-Attica, senza aver preventivamente verificato se Sparta può garantire la difesa contro la rappresaglia certa di Atene;
2) la βουλή prima ordina al generale Pachete la rappresaglia indiscriminata contro i ribelli, poi-nel gior di poche ore di una notte-ci ripensa, e sceglie la proposta di Diodoto.
Il modus operandi di Atene è sorprendente, anche per il mondo antico: delegare a un’Assemblea Pubblica decisioni militari, come nel caso della defezione-tradimento di Mitilene nei confronti della Lega Delio-Attica, viola un principio valido in ogni tempo: la velocità e la segretezza delle decisioni in ambito politico, diplomatico, ma soprattutto militare.
Tuttavia, il paradosso della situazione di Atene è amplificato da una circostanza peculiare: il resoconto completo che ne fa Tucidide, uno dei pochi Storici che hanno scritto precisamente ciò che hanno visto e ascoltato personalmente, come lo stesso Autore dichiara solennemente nel famosissimo “Incipit” de “La Guerra del Peloponneso”. Pertanto, anche se paradossale, è probabile che le notizie su quanto avvenuto alla βουλή in Atene siano arrivate a noi, ma non ai Mitilenesi, o agli altri Ateniesi non presenti alla seduta della βουλή.
La situazione ricorda un famoso e divertente paradosso della Statistica, detto “Will Rogers Phenomenon”, che qui di seguito illustriamo, anche se non direttamente pertinente con la materia della contesa del V secolo:
 “When the Okies left Oklahoma and moved to California, they raised the average intelligence level in both states”: Quando i componenti la famiglia Okies lasciarono l’Oklahoma e si trasferirono in California, essi incrementarono il Quoziente Intellettivo (QI) Medio di entrambi gli Stati.
Will Rogers, un attore comico (!), in questa famosissima citazione ironica, suggerisce che gli Okies avevano un QI sotto la media dell’Oklahoma, ma sopra la media della California. Perciò, quando essi si trasferirono dall’Oklahoma, l’Oklahoma perse una famiglia con QI basso, per cui il sui QI medio aumentò, e contestualmente la California acquistò una famiglia con un QI superiore alla propria media, e anche il Qi della California-per conseguenza-aumentò.
Letta così, l’affermazione pare introdurre un fenomeno che in natura non trova spiegazione: l’aumento del QI Medio per il mero trasferimento di una famiglia, da uno Stato a un altro. Nella realtà, le cose non stanno così, perché l’aumento così calcolato è un artefatto del paradosso raccontato da Will Rogers.
Questo divertente paradosso viene spesso usato in Statistica Medica, per descrivere alcuni errori (“bias”) di campionatura. Sull’argomento si trova molto materiale su PubMed e su molti altri motori di ricerca.

    Questo esempio leggero serve a spiegare perché le vicende della Grecia ci sembrano così grottescamente caotiche, rispetto a tanti altri periodi storici. La spiegazione è semplice, e rientra nel paradosso di “Will Rogers”: Tucidide ci ha raccontato i fatti in maniera completa e particolareggiata, in quanto testimone-protagonista, mentre per altri fatti storici abbiamo resoconti non altrettanti fedeli, circostanziati e completi.

 Wishful thinking le pecore corrono pretendendo che il contadino stia portando da mangiare

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Fine III Parte –

Continua con la Quarta Parte:” La Fabbrica del Consenso”

 

 

 

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