Cunto: I due fratelli (III)

Li dui fratielle (III): Si conclude, con la terza parte, l’articolo sulla novella de “Lo Cunto de li Cunti” di Giambattista Basile; seconda novella della quarta giornata.

Cunto: i due fratelli (III). Fate e regine

Cunto: I due fratelli (III) . Fate e regine

(Napoletano, N): Sforzateve finalmente de sapere ca chi have arte ha parte e chillo campa drinto a no vosco che ha sale ’n cocozza e ha puosto la mola de lo sinno e mutato le primme arecchie; c’a buon cavallo no le manca sella.
(Italiano, I): Sforzatevi alla fine di capire che chi un’arte, ha (anche) una parte; che chi ha sale in zucca, che ha messo il dente del giudizio, e cambiato le prime orecchie, costui sopravvive anche in un bosco.

 

Cunto: I due fratelli (III). Un'edizione del libro in lingua tedesca

Cunto: I due fratelli (III). Un’edizione del libro, in lingua tedesca

 

(N) «Che fai, pover’ommo? dove te lasse strascinare da lo male cellevriello? tu sì ommo vertoluso c’hai strutto tanto uoglio e perduto tanto suonno pe studiare? tu sì chillo che pe fare ire la famma toia comm’a galera sparmata sì stato tanto tiempo sotto la sparmata? e mo te pierde e a lo meglio e non te sierve de chell’arme c’hai temperato a la forgia de li studie contra la miseria e la fortuna? non sai tu ca vertù è n’orvetano contra lo tuosseco de la povertà, no tabacco contra li catarre de la ’midia, na rezetta contra la ’nfermità de lo tiempo? non sai tu che la virtù è busciola pe regolarese a li viente de la desgrazia, è ’ntorcia a biento da cammenare pe lo bruoco de li disguste ed arco gagliardo da resistere a li terremote de li travaglie? torna, scuro tene, torna ’n te stisso e non votare le spalle a chi te pò dare armo ne li pericole, forza ne li guaie, flemma ne le desperaziune.
(I)(la Virtù): Che fai, pover’uomo? Dove ti sei lasciato portare dai cattivi pensieri? E tu sei un uomo virtuoso, che ha consumato tanto olio e perduto tanto sonno per studiare? Tu sei quello che, per far navigare la propria fama come un vascello spalmato di grasso sei rimasto tanto tempo in mezzo al magro? E ti smarrisci ora, nel momento migliore, e non usi quelle armi che hai temprato sul fuoco degli studi contro la miseria e la fortuna? Non sai che la virtù è un rimedio contro il veleno della povertà, un tabacco contro il catarro dell’invidia, una ricetta contro la malattia del tempo? Non sai che la virtù è una bussola per orientarsi tra i venti della disgrazia, è una torcia a vento per camminare nel buio dei dispiaceri e un arco adatto a resistere ai terremoti delle difficoltà? Ritorna, povero te, ritorna in te e non voltare le spalle a chi può far animo tra i pericoli, dare forza tra i guai, pazienza tra le disperazioni?

Cunto: I due fratelli (III). Una citazione da Benedetto Croce, studioso di G.B. Basile e delle tradizioni napoletane

Cunto: I due fratelli (III). UNa citazione da Benedetto Croce, studioso di G.B. Basile e della tradizioni napoletane

(N):  E sacce ca lo cielo t’ha mannato a sta montagna cossì difficele a saglire, dove abita la stessa Virtù, azzò essa medesema, da te ’ncorpata a gran tuorto, te levasse de pede de la mala ’ntenzione che te cecava. Però scetate, confortate, cagna penziero e perché vide ca la virtù sempre è bona, sempre vale, sempre iova, te’, pigliate sta cartoscella de porvere e vattenne a lo regno de Campo Largo, dove troverrai la figlia de lo re che stace a li Confitemini e non trova remmedio a lo male suio; fancelo pigliare drinto a n’uovo frisco, ca subeto darrai na patente de desluoggio a la ’nfermetate, che, comm’a sordato a descrezzione, le zuca la vita, e tu n’averrai tanto premmio che te levarrai la pezzentaria da cuollo e starrai da paro tuio, senza avere abbesuogno de chello d’autro».
(I): E sappi che il cielo ti ha mandato su queta montagna così difficile da scalare, dove abita la Virtù in persona, perché proprio lei, da te incolpata con gran torto, ti distogliesse dalle cattive intenzioni che ti accecavano. Per questo, svegliati, rassicurati, cambia proposito e, perché tu apprenda che la virtù è sempre buona, ha sempre valore , è sempre utile, tieni, prenditi questa cartina di polvere e vattene al Regno di Campolargo, dove troverai la figlia del re che è arrivata alla fine (alla Confessione) e non trova medicine per il proprio malanno, falle prendere questa polvere in un uovo fresco e subito darai una patente di sfratto alla malattia che, come un soldato alloggiato, gli porta via anche la vita, e tu ne avrai un premio così grande che ti toglierai di dosso la miseria e starai come merita uno come te, senza aver bisogno dei beni altrui.

Cunto: I due fratelli (III). Croce e la Storia di Napoli

Cunto: i due fratelli (III). Croce e la Storia di Napoli

(N): Marcuccio, che la canoscette a la ponta de lo naso, iettatose a li piede suoie le cercaie perdonanza de l’arrore che voleva fare, decennole: «Io mo me levo l’appannatora dall’uocchie e te canosco a la ’ncornatura, ca sì la Virtù da tutte laudata da poche secotata, la Virtù, che fai ’ngriccare li ’nciegne, ’ngarzapellire le mente, affinare li iodizie, abbracciare le fatiche ’norate e mettere le ascelle pe volare a le sette celeste! io te canosco e me chiammo pentuto d’avereme servuto male dell’arme che tu m’hai dato e te prommetto da oie ’nenante ’nciarmareme de manera co lo contraveleno tuio che non me porrà manco lo truono de marzo!».
(I): Marcuccio, che l’aveva subito riconosciuta, si gettò ai suoi piedi e le chiese perdono per l’errore che stare per fare, dicendo: “ Ora i tolgo il velo dagli occhi e riconosco dall’acconciatura che sei la Virtù, che tutti lodano e che in pochi seguono, la Virtù che fa aguzzare gli ingegni, ringalluzzire i cervelli, evitare le stupidaggini, scegliere il lavoro onorato, e mettere le ali per volare sulla cima del firmamento! Ti riconosco e mi dichiaro pentito per essermi mal servito delle armi che mi hai date, e ti prometto che, da oggi in poi, che mi adoprerò tanto con il tuo contravveleno, che non mi disturberà neanche il tuono di marzo!”.

Cunto: I due fratelli (III). Croce: Storie e leggende napoletane

Cunto: I due fratelli (III). Croce: Storie e leggende napoletane

Per le prime due parti dell’articolo, va’ al link:
(I parte) : http://www.ilgrandeinquisitore.it/wp-admin/post.php?post=2194&action=edit
(II parte ): http://www.ilgrandeinquisitore.it/wp-admin/post.php?post=2208&action=edit

– Per l’altro articolo su “Lo Cunto de li Cunti”, e cioè sulla novella “Lo scarafone, lo sorece, e lo grillo”, quinta novella della giornata terza, va’ al link:
http://www.ilgrandeinquisitore.it/wp-admin/post.php?post=2174&action=edit

Fine.

Cunto: I due fratelli (III). San Cipriano Picentino, Sannazzaro e le meraviglie del Sud Italia nel XIV secolo

Cunto: I due fratelli (III). San Cipriano Picentino, Sannazzaro e le meraviglie del Sud Italia nel XIV secolo

 

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