Tacito è con noi (20)

                                      Tacito è con noi (20) – Fine 
(Historiæ, III:83-85)

   Ventesimo, e ultimo, articolo della serie dedicata a Publio Cornelio Tacito. Per leggere tutti i precedenti, bisogna andare al link (http://www.ilgrandeinquisitore.it/wp-admin/post.php?post=3265&action=edit), e quindi procedere a ritroso.

Publio Cornelio Tacito

Publio Cornelio Tacito

 

 

 

                                    Introduzione    

Siamo ancora nell’anno fatidico 69 d.C., l’anno dei 4 Imperatori (Galba, Otone, Vitellio, e finalmente Vespasiano-http://www.umbrialeft.it/node/28917). 

 

                                         Breve Cronistoria del 69 d.C.
– 1 Gennaio – Magonza (sul Reno): due legioni romane si ammutinano contro il nuovo Imperatore Galba, e ne abbattono una statua, appena giunta da Roma. La ribellione è causata dalle decisioni di Galba, che aveva sottratto i territori alle tribù romanizzate dei Treveri e dei Longoni, per assegnarli a propri seguaci, mandati colà con questo scopo. Le legioni ribelli acclamano Vitellio. Intanto, a Roma, nega il compenso pattuito di 30.000 sesterzi ad ognuno dei propri soldati. Inoltre, egli impone ai cittadini dell’Urbe di restituire allo Stato le regalie elargite da Nerone;

– 10 Gennaio- Galba (73 anni) apprende dell’ammutinamento delle legioni in Germania, e nomina come proprio successore Pisone Liciniano. Rimase deluso Salvio Otone, governatore della Lusitania, che aveva aiutato Galba a prendere il potere, convinto di succedere in breve tempo all’anziano Galba. Otone era quel marito che Nerone aveva fatto allontanare da Roma, per sposarne la moglie Poppea Sabina;

-15 Gennaio – Otone si trova a Roma e viene portato da 23 Pretoriani, in lettiga, a un accampamento fuori Roma, e lo proclamano nuovo Imperatore. Galba non aveva legioni fedeli, perché le aveva mandate in Pannonia. Alcuni gli riferiscono della morte di Otone, e lo invitano a festeggiare nel Foro. Si tratta di una trappola ordita dai seguaci di Otone. Galba si reca al Foro, e viene massacrato con i propri seguaci. Otone viene subito accolto con favore nell’Urbe, ma dal Danubio incombe Vitellio, proclamato Imperatore dalle Legioni della Germania Superiore, della Rezia, Aquitania, Britannia, e Spagna. Otone invia a Vitellio messaggeri recanti proposte di pace. Ma Vitellio, con 100.000 uomini, aveva già varcato le Alpi;

– Marzo- Le truppe di Vitellio sono a nord del Po, a Piacenza. Quelle del rivale sono a sud, ma a guidarle ci sono Generali in contrasto tra loro. Le truppe vitelliane costruiscono un ponte sul Po, e attaccano Otone alle spalle, da sud. Nella battaglia di Bedriacum (oggi Calvatone), Otone-sconfitto-si toglie la vita, imitato da molti suoi soldati, che vollero seguirlo nella tomba. Vitellio-che si trovava nelle Gallie-si reca a Cremona e quindi a Bologna, senza gratificare in alcun modo i propri legionari, i quali si vendicarono al momento dello scontro con Tito Flavio Vespasiano.
Vitellio si diede ad ogni nequizia, vizio, ed eccesso. In 75 giorni, sperperò la somma iperbolica di 900 milioni di sesterzi. Secondo un calcolo approssimativo, un Sesterzio varrebbe circa 6 Euro (https://www.forexchange.it/mondo/blog/quanto-varrebbe-un-sesterzio-oggi/) , quindi in un mese e mezzo, Vitellio sperperò quasi 4 miliardi di Euro, per spese personali!   
Vitellio trovò a Roma il Generale Cecina, che aveva tradito Otone a Cremona, e che si preparava a tradire anche il suo successore!

-1 Settembre- Antonio Primo-con truppe fresche dalla Dalmazia, arriva a Padova, prosegue per Verona, dove sbarra l’Alto Adige, per evitare che da lì passino le legioni vitelliane provenienti dalla Germania;

-18 Ottobre- Vitellio e le sue truppe entra in Roma, dove cominciano ad allestire le prime difese. Intanto, Antonio Primo sta scendendo dagli Appennini, senza incontrare alcuna resistenza;

-18 Dicembre- Le truppe flaviane raggiungono Saxa Rubra (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/04/03/tra-le-rocce-di-marte-saxa-rubra.html) a nord di Roma;

-20 Dicembre- Le truppe flaviane entrano nell’Urbe. Vitellio fu scoperto e portato nel Foro, dove subì la stessa morte atroce che vi aveva subito-all’inizio di quell’anno fatale-Galba;

-22 Dicembre- Vespasiano viene acclamato Imperatore in Senato. Assumono il potere il figlio Domiziano e il Generale Muciano, in attesa che egli torni dall’Egitto, dove era andato per ricompattare le Legioni a lui fedeli. Ha inizio la dinastia Flavia: Vespasiano-Tito-Domiziano.

Imperadore Otone-_Louvre_-_69_dC

Imperadore_Otone -_Louvre_-_69_dC

 

[83] Aderat pugnantibus spectator populus, utque in ludicro certamine, hos, rursus illos clamore et plausu fovebat. quotiens pars altera inclinasset, abditos in tabernis aut si quam in domum perfugerant, erui iugularique expostulantes parte maiore praedae potiebantur: nam milite ad sanguinem et caedis obverso spolia in vulgus cedebant. saeva ac deformis urbe tota facies: alibi proelia et vulnera, alibi balineae popinaeque; simul cruor et strues corporum, iuxta scorta et scortis similes; quantum in luxurioso otio libidinum, quidquid in acerbissima captivitate scelerum, prorsus ut eandem civitatem et furere crederes et lascivire. conflixerant ante armati exercitus in urbe, bis Lucio Sulla, semel Cinna victoribus, nec tunc minus crudelitatis: nunc inhumana securitas et ne minimo quidem temporis voluptates intermissae: velut festis diebus id quoque gaudium accederet, exultabant, fruebantur, nulla partium cura, malis publicis laeti.

Sestertius_-_Vespasiano_-_Iudaea_Capta-RIC_0424

Sestertius_-_Vespasiano_-_Iudaea_Capta-RIC_0424

(83) Il popolo assisteva da spettatore ai combattimenti, come a una gara circense, e con acclamazioni e applausi incoraggiava ora l’una, ora l’altra fazione. Appena una parte sembrava cedere (a) , la folla reclamava e urlava che fossero stanati e uccisi tutti quelli che si erano rifugiati nelle botteghe o in qualche casa, e poi si impossessava della maggior parte del bottino: con i soldati intenti alla lotta e alla strage, le spoglie andavano alla plebe. La Città aveva un aspetto feroce e ripugnante: qua, lotte e ferimenti; là, terme e taverne. Cumuli di cadaveri insanguinati; sgualdrine e altra gente di quella risma. Tutto ciò che può esservi di sfrenato godimento in un ozio lussurioso, tutto ciò che può compiersi di sfrenato in un assalto furibondo, tutto faceva pensare che l’Urbe si abbandonasse al delirio e al vizio. Anche in passato, c’era stato scontro in Città fra eserciti armati: due volte, quando aveva vinto Lucio Silla (b); una, quando aveva vinto L.Cinna (c): né c’era stata allora, minore crudeltà. Ma adesso, c’era una disumana indifferenza. I piaceri non ebbero neanche un attimo di tregua: come se a un’eterna festa, si aggiungesse un nuovo sollazzo. Tutti si esaltavano nei godimenti, senza alcuna preoccupazione delle parti in contesa, e tutti si rallegravano della pubblica distruzione.
(a): Anche la fazione Flaviana ebbe-nei primi momenti della lotta-perdite ingenti (Vedi Cassio Dione; LXV:19);
(b)Nell’88 e nell’82 a.C.;
(c) Nell’87 a.C
.

Aulo Vitellio: monete

Aulo Vitellio: monete

 

[84] Plurimum molis in obpugnatione castrorum fuit, quae acerrimus quisque ut novissimam spem retinebant. eo intentius victores, praecipuo veterum cohortium studio, cuncta validissimarum urbium excidiis reperta simul admovent, testudinem tormenta aggeres facesque, quidquid tot proeliis laboris ac periculi hausissent, opere illo consummari clamitantes. urbem senatui ac populo Romano, templa dis reddita: proprium esse militis decus in castris: illam patriam, illos penatis. ni statim recipiantur, noctem in armis agendam. contra Vitelliani, quamquam numero fatoque dispares, inquietare victoriam, morari pacem, domos arasque cruore foedare suprema victis solacia amplectebantur. multi semianimes super turris et propugnacula moenium expiravere: convulsis portis reliquus globus obtulit se victoribus, et cecidere omnes contrariis vulneribus, versi in hostem: ea cura etiam morientibus decori exitus fuit. Vitellius capta urbe per aversam Palatii partem Aventinum in domum uxoris sellula defertur, ut si diem latebra vitavisset, Tarracinam ad cohortis fratremque perfugeret. dein mobilitate ingenii et, quae natura pavoris est, cum omnia metuenti praesentia maxime displicerent, in Palatium regreditur vastum desertumque, dilapsis etiam infimis servitiorum aut occursum eius declinantibus. terret solitudo et tacentes loci; temptat clausa, inhorrescit vacuis; fessusque misero errore et pudenda latebra semet occultans ab Iulio Placido tribuno cohortis protrahitur. vinctae pone tergum manus; laniata veste, foedum spectaculum, ducebatur, multis increpantibus, nullo inlacrimante: deformitas exitus misericordiam abstulerat. obvius e Germanicis militibus Vitellium infesto ictu per iram, vel quo maturius ludibrio eximeret, an tribunum adpetierit, in incerto fuit: aurem tribuni amputavit ac statim confossus est.

Anfiteatro Flavio, iniziato nell'anno 72 d.C.

Anfiteatro Flavio, iniziato nell’anno 72 d.C.

(84) L’impresa più difficile fu l’espugnazione del Campo (dei Pretoriani) (a), difeso- come ultima speranza-dagli irriducibili. Donde un accanimento tanto maggiore dei vincitori, specie per la foga delle coorti dei veterani, che si mettono ad usare tutti i mezzi per abbattere le città meglio fortificate: la testuggine; le macchine e le terrazze mobili; e le faci volanti. Intanto non cessavano di gridare che quell’impresa doveva premiare tutte le fatiche e i pericoli corsi in tante battaglie; che la Città tornava al (potere del Senato) e al Popolo Romano; i templi agli dei; che per i soldati, l’onore è nel campo (di battaglia): per loro, quella è la Patria, e quelli sono i Penati (b). Se non conquistavano subito, avrebbero dovuto passare la notte in armi. Dal loro canto, i Vitelliani-impari di forza e di fortuna-ritardavano la pace, insanguinavano le case e gli altari, aggrappandosi alla disperazione degli sconfitti. Molti-feriti a morte-esalavano l’ultimo respiro sulle torri, e sulle mura. Scardinate le porte, i sopravvissuti, essendosi opposti ai vincitori, morirono tutti -colpiti al petto-rivolgendo la faccia al nemico, e riuscirono così a morire con onore.
Caduta la Città, Vitellio si fa portare in lettiga nella parte retrostante il Palazzo-verso l’Aventino- a casa della moglie, con l’intenzione di andare a Terracina, presso le coorti comandate dal fratello (c), se fosse riuscito a nascondersi per un giorno. Quindi, per la propria innata volubilità, e poi perché -terrorizzato da tutto-egli si preoccupava dell’immediato presente, ritorna al palazzo, deserto e abbandonato, perché anche gli ultimi servi erano scappati o lo evitavano. La solitudine e il silenzio lo atterriscono. Prova ad aprire le porte. Il vuoto lo riempie di orrore. Infine, stanco di vagare, si rifugia in un ignobile pertugio (d), da cui lo strappa Giulio Placido, tribuno di una coorte. Gli legano le mani dietro la schiena, con la veste a brandelli-spettacolo orribile-e lo trascinano tra le imprecazioni di molti, non rimpianto da nessuno (e): la sconcezza della fine aveva spento ogni pietà. Un soldato della Germania gli si fece incontro, per colpirlo con violenza, o mosso dall’ira, o per sottrarlo al linciaggio, o forse perché voleva colpire il tribuno (Giulio Placido): non si è mai saputo! Certo si è che al tribuno mozzò un orecchio, e fu trucidato sul posto.
(a)Tra la Porta del Viminale e la Porta Collina;
(b) Penati (http://www.treccani.it/vocabolario/penati/);
(c) Lucio Vitellio aveva posto il Campo presso terracina (Cassio Dione; LXV:20);
(d) Svetonio (“Vita di Vitellio”:16) racconta che si trattava dello stanzino del portinaio. Cassio Dione (LXV:20) parla di un canile;
(e) Secondo Svetonio (ib:17), non sarebbe stato riconosciuto subito, e avrebbe cercato di salvarsi, mentendo e cercando di nascondere la propria identità!

Impero Romano, nell'anno 69 d.C.

Impero Romano, nell’anno 69 d.C.

[85] Vitellium infestis mucronibus coactum modo erigere os et offerre contumeliis, nunc cadentis statuas suas, plerumque rostra aut Galbae occisi locum contueri, postremo ad Gemonias, ubi corpus Flavii Sabini iacuerat, propulere. una vox non degeneris animi excepta, cum tribuno insultanti se tamen imperatorem eius fuisse respondit; ac deinde ingestis vulneribus concidit. et vulgus eadem pravitate insectabatur interfectum qua foverat viventem.

 

(85) Con le punte delle spade, Vitellio era costretto ora ad alzare il viso, per offrirlo agli oltraggi, ora a guardare le proprie statue che venivano abbattute, e specialmente i rostri (a), o il luogo dell’assassinio di Galba. Da ultimo, fu spinto alle Gemonie (b), dove era stato buttato il corpo di Flavio sabino. Una sola parola, degna di un uomo non volgare fu udita dalla sua bocca: al tribuno che lo insultava, rispose che egli era pur stato il suo generale. Quindi cadde sotto una grandine di colpi (c). E la plebe lo oltraggiava da morto, con la stessa viltà con cui lo aveva adulato da vivo.

(a)Rostro: (http://www.treccani.it/enciclopedia/rostro_%28Enciclopedia-Italiana%29/); (
b) Scale scavate nella roccia, sul pendio occidentale del Colle Capitolino, presso il carcere Mamertino. Nel Carcere Mamertino era stato giustiziato-mediante strangolamento ordinato da Cicerone- Lucio Sergio Catilina, nel 67 a.C. ;
(c) Cassio Dione (LXV:22) narra che la testa di Vitellio fu portata dai soldati -come trofeo-in giro per la Città!        

Lucio Anneo Seneca-Prado (Madrid)

Lucio Anneo Seneca-Prado (Madrid)

                       

 

 

                                     Guicciardini e Tacito

 77 Sono alcuni uomini facili a sperare quello che desiderano, altri che mai lo cedono insino non ne sono bene sicuri; è sanza dubio meglio sperare poco che molto, perché la troppa speranza ti fa mancare di diligenzia, e ti dá piú dispiacere quando la cosa non succede.

  1. Se vuoi cognoscere quali sono e’ pensieri de’ tiranni, leggi Cornelio Tacito, dove fa menzione degli ultimi ragionamenti che ebbe Augusto con Tiberio.
  2. El medesimo Cornelio Tacito, a chi bene lo considera, insegna per eccellenzia, come s’ha a governare chi vive sotto e’ tiranni.( https://www.liberliber.it/mediateca/libri/g/guicciardini/ricordi/pdf/ricord_p.pdf) .Fine del Ventesimo Capitolo 
    Busto di Agrippina Minore

    Busto di Agrippina Minore

    Fine

4 thoughts on “Tacito è con noi (20)

  1. Salvatore Speziale
    1 maggio 2020 at 22:42

    Fatto molto bene e chiaro, grazie

    1. Vito Patella
      13 gennaio 2021 at 17:52

      Grazie

  2. Valeria Pellis
    10 maggio 2020 at 6:19

    Grazie ben descritto

    1. Vito Patella
      13 gennaio 2021 at 17:52

      Grazie

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