La Ribellione delle Masse (II)

La Ribellione delle Masse (II)

Secondo articolo dedicato al profetico libro, pubblicato nel 1930, opera di un geniale filosofo madrileno, José Ortega y Gasset, con il titolo che è anche il titolo di questa serie di articoli. Per leggere il primo, si può andare al link seguente (http://www.ilgrandeinquisitore.it/2021/06/la-ribellione-delle-masse/)

Omaggio a José Ortega y Gasset

Omaggio a José Ortega y Gasset

I) Charles Baudelaire : « La mort des pauvres »
C’est la Mort qui console, hélas ! et qui fait vivre ;
C’est le but de la vie, et c’est le seul espoir
Qui, comme un élixir, nous monte et nous enivre,
Et nous donne le coeur de marcher jusqu’au soir ;

A travers la tempête, et la neige, et le givre,
C’est la clarté vibrante à notre horizon noir ;
C’est l’auberge fameuse inscrite sur le livre,
Où l’on pourra manger, et dormir, et s’asseoir ;

C’est un Ange qui tient dans ses doigts magnétiques
Le sommeil et le don des rêves extatiques,
Et qui refait le lit des gens pauvres et nus ;

C’est la gloire des Dieux, c’est le grenier mystique,
C’est la bourse du pauvre et sa patrie antique,
C’est le portique ouvert sur les Cieux inconnus !

Riportiamo questa poesia di Baudelaire come espressione di un pensiero raffinato e perciò nobile, contrapposto al pensiero dell’uomo-massa!  

II) ¿Quién ejerce hoy el poder social? ¿quién impone la estructura de su espíritu en la época? Sin duda, la burguesía. ¿Quién, dentro de esa burguesía, es considerado como el grupo superior, como la aristocracia del presente? Sin duda, el técnico: ingeniero, médico, financiero, profesor, etcétera. ¿Quién, dentro del grupo técnico, lo representa con mayor altitud y pureza? Sin duda, el hombre de ciencia. Si un personaje astral visitase Europa, y con ánimo de juzgarla, le preguntase por qué tipo de hombre, entre los que la habitan, prefería ser juzgada, no hay duda de que Europa señalaría, complacida y segura de una sentencia favorable, a sus hombres de ciencia. Claro que el personaje astral no preguntaría por individuos excepcionales, sino que buscaría la regla, el tipo genérico “hombre ciencia”, cima de la humanidad europea. Pues bien: resulta que el hombre de ciencia actual es el prototipo del hombre-masa. Y no por casualidad, ni por defecto unipersonal de cada hombre de ciencia, sino porque la ciencia misma —raíz de la civilización— lo convierte automáticamente en hombre-masa; es decir, hace de él un primitivo, un bárbaro moderno (Ortega y Gasset; cit)
(Chi esercita oggi il potere sociale? Chi impone il marchio del proprio spirito nell’epoca presente? Chi- all ’interno della borghesia-è considerato il gruppo dirigente, l’aristocrazia di oggi? Senza dubbi, il Tecnico: Ingegnere, Medico, Economista, Professore, ecc. Chi -all’interno del gruppo tecnico-è il rappresentante più prestigioso? Senza dubbio, lo Scienziato. Se un alieno venisse in Europa e, per farsi un’idea, chiedesse da chi un Europeo preferirebbe essere giudicato, la risposta sarebbe: da uno Scienziato, non nel senso di uno Scienziato di valore eccezionale, ma di un generico Uomo di Scienza, inteso come archetipo della civiltà europea. Perciò, per quanto detto, l’attuale scienziato è il prototipo dell’Uomo-Massa. E non per caso, né per un difetto individuale di ogni scienziato, ma proprio perché  la scienza stessa-radice della civiltà-lo trasforma ipso facto in “Uomo-Massa”, facendo di lui un primitivo, un barbaro moderno).

Con la "Ribellione delle Masse", anche l'Arte è ...disumanizzata

Con la “Ribellione delle Masse”, anche l’Arte è …disumanizzata



III) La civilización, cuanto más avanza, se hace más compleja y más difícil. Los problemas que hoy plantea son archiintrincados. Cada vez es menor el número de personas cuya mente está a la altura de los problemas. La posguerra nos ofrece un ejemplo bien claro de ello. La reconstrucción de Europa —se va viendo— es un asunto demasiado algebraico, y el europeo vulgar se revela inferior a tan sutil empresa. No es que falten medios para la solución. Faltan cabezas. Más exactamente: hay algunas cabezas, muy pocas, pero el cuerpo vulgar de la Europa central no quiere ponérselas sobre los hombros.Faltan cabezas. Más exactamente: hay algunas cabezas, muy pocas, pero el cuerpo vulgar de la Europa central no quiere ponérselas sobre los hombros (ib.)
(Quanto più la civiltà è avanzata, tanto più è complessa e problematica, tanto minore-inevitabilmente-è il numero delle persone all’altezza di comprenderne la complessità. Il dopoguerra (dopo la I Guerra Mondiale: NdT). Sta infatti emergendo che la ricostruzione è sempre più un’equazione algebrica, e l’europeo comune si dimostra inferiore a un compito così arduo. Non sono i mezzi a mancare, ma le soluzioni, perché mancano i cervelli. Più precisamente, ci sono alcuni cervelli-molto pochi-ma lo spirito del tempo in Europa non vuole basarsi sulle teste).

IV) La nobleza se define por la exigencia, por las obligaciones, no por los derechos. Noblesse oblige. “Vivir a gusto es de plebeyo: el noble aspira a ordenación y a ley” (Goethe). Los privilegios de la nobleza no son originariamente concesiones o favores, sino, por el contrario, conquistas. Y, en principio, supone su mantenimiento que el privilegiado sería capaz de reconquistarlas en todo instante, si fuese necesario y alguien se lo disputase. Los derechos privados o privilegios no son, pues, pasiva posesión y simple goce,sino que representan el perfil adonde llega el esfuerzo de la persona. En cambio, los derechos comunes, como son los “del hombre” y del ciudadano, son propiedad pasiva, puro usufructo y beneficio, don generoso del destino con que todo hombre se encuentra, y que no responde a esfuerzo ninguno, como no sea el respirar y evitar la demencia. Yo diría, pues, que el derecho impersonal se tiene, y el personal se sostiene (ib.)
(La nobiltà si caratterizza per il dovere, gli obblighi, e non per i diritti: “Noblesse oblige”-Il plebeo vuole vivere secondo il proprio gusto. L’uomo nobile aspira ad un ordine e ad una legge”-Goethe. I privilegi della nobiltà non sono nati come concessioni o favori, ma-al contrario-come conquiste. E all’inizio era implicito che il privilegiato sarebbe stato in grado di riconquistarli in ogni momento, ove necessario e ove qualcuno vi si opponesse. I diritti privati, o privilegi, non sono possesso passivo o semplice gratificazione, ma sono il profilo dove si manifesta lo sforzo della persona. Invece, i diritti comuni, come lo sono quelli “dell’uomo” e del cittadino sono proprietà passiva, mero usufrutto e concessione, dono generoso del destino comune ad ogni uomo, e che non implica sforzo di alcun tipo, ed equivale all’atto del respirare, o a quello di evitare la demenza. Per concludere, io direi: il diritto impersonale si conserva,quello personale si conquista)

V) Para mí, nobleza es sinónimo de vida esforzada, puesta siempre a superarse a sí misma, a trascender de lo que ya es hacia lo que se propone como deber y exigencia. De esta manera, la vida noble queda contrapuesta a la vida vulgar o inerte, que, estáticamente, se recluye en sí misma, condenada a perpetua inmanencia, como una fuerza exterior no la obligue a salir de sí. De aquí que llamemos masa a este modo de ser hombre, no tanto porque sea multitudinario, cuanto porque es inerte.
(Per me, la nobiltà è sinonimo di vita travagliata, tesa sempre a superare se stessa, per trascendere ciò che già è, verso ciò che si propone come dovere o esigenza. Pertanto, la vita nobile resta contrapposta a quella volgare o passiva, la quale, estaticamente, si richiude in se stessa, condannata ad una eterna immanenza, come se una forza esterna le vietasse di superare se stessa .Perciò chiamiamo massa questo modo di essere uomo, non in quanto comune, ma in quanto passivo).

Charles Baudelaire- Ritratto

Charles Baudelaire- Ritratto

VI) El simple proceso de mantener la civilización actual es superlativamente complejo y requiere sutilezas incalculables. Mal puede gobernarlo este hombre medio que ha aprendido a usar muchos aparatos de civilización, pero que se caracteriza por ignorar de raíz los principios mismos de la civilización (ib)
(Semplicemente il conservare le conquiste della civiltà attuale è enormemente complesso e richiede incalcalabuile abilità. E non certo può farlo codesto “uomo-medio” che ha imparato sì a usare molti apparati della presente civiltà, ma che tuttavia ignora quali siano le radici della civiltà stessa)

VII) … decía Anatole France que un necio es mucho más funesto que un malvado. Porque el malvado descansa algunas veces; el necio, jamás…(ib)
(…Anatole France diceva che l’incapace è più funesto del malvagio, perché il malvagio qualche volta si riposa, mentre l’incapace non si ferma mai…)

VIII) Hoy, en cambio, el hombre medio tiene las “ideas” más taxativas sobre cuanto acontece y debe acontecer en el universo. Por eso ha perdido el uso de la audición. ¿Para qué oír, si ya tiene dentro cuanto falta? Ya no es sazón de escuchar, sino, al contrario, de juzgar, de sentenciar, de decidir. No hay cuestión de vida  pública donde no intervenga, ciego y sordo como es, imponiendo sus “opiniones” (ib)
(Oggi, invece, l’uomo medio ha le idee più tassative su ciò che accade o deve accadere nell’universo, perciò ha perso l’abitudine ad ascoltare. Perché ascoltare, se dentro hai tutto ciò che ti serve? Non è dunque il momento di ascoltare, ma quello di giudicare, sentenziare, decidere. Non c’è questione della vita pubblica in cui egli non intervenga, cieco e sordo, a imporre le sue proprie opinioni)

José Ortega y Gasset: Madrid - Casa natale

José Ortega y Gasset: Madrid – Casa natale

IX) La plus belle des ruses du diable est de vous persuader qu’il n’existe pas. (Baudelaire)
(La maggiore delle astuzie del diavolo è quella di persuadervi che egli non esiste).
Charles Baudelaire esprimeva in questa sua frase celeberrima lo stesso concetto di Ortega y Gasset, riportato in V), a proposito del rifiuto-da parte dell’uomo/medio/massa/comune- di ogni idea di trascendenza, e dell’accanimento con cui lo stesso uomo massa vive nella più totalitaria immanenza.

X) Domenica mattina. Poche macchine per strada, come accade sempre la domenica mattina, in particolare d’estate. Stamattina, fino alle ore 10, transitava solo qualche bus e qualche taxi! Eppure, sotto i portici sfrecciano-che neanche al Tour de France (!)-biciclette, che non rallentano neanche attraversando i dehors dei bar. Tutto ciò tralasciando i pedoni, tra cui bambini accompagnati da adulti, che assistono terrorizzati, eppure passivi, e si vedono scavalcati da codesti ciclisti trasgressori, in primis del buonsenso, e in secundis  di ogni codice-della strada, e del vivere civile in genere.
Uno scrittore molto perspicace scriveva:
“ Che qualsivoglia persona, così di questa Città, come forestiera, che per due testimonj consterà essere tenuto, e comunemente riputato per bravo, et aver tal nome, ancorché non si verifichi delitto alcuno…per questa sola riputazione di bravo, senza altri indizi, possa dai detti giudici e da ognuno di loro essere posto alla corda et al tormento, per processo informativo…et ancorché non confessi delitto alcuno, tuttavia sia mandato alla galea, per detto triennio, per la sola opinione e nome di bravo”. Tutto ciò, e il più che si tralascia, perché Sua Eccellenza è risoluta di voler essere obbedita da ognuno” (Dalla grida del 12 aprile 1584 emanata da Don Carlos de Aragona, principe i Castelvetrano, marchese d’Avola, conte di Burgeto, Grande Ammiraglio e Gran Contestabile di Sicilia, Governatore di Milano e Capitano Generale di Sua Maestà Cattolica in Italia;) (Alessandro Manzoni:”I Promessi Sposi”; cap.I; p.14).
Ecco, io credo che i ciclisti indisciplinati di oggi riproducano lo spirito prepotente dei bravi manzoniani, e l’autoreferenzialità totalitaria dell’uomo-massa di cui parlava Ortega y Gasset. Voi mi direte che sono meno violenti dei “Bravi” persecutori di Don Abbondio. Allora, chiamiamoli “Bravini” o “Bravetti” (Bravi e Inetti”),  perché  lo spirito di strafottente rifiuto delle regole della vita civile è lo stesso!

XI)   Già George Orwell (“Ninenteen Eighty Four”) aveva profetizzato che un ipotetico potere tirannico, nel mondo di oggi, avrebbe necessariamente bisogno di creare, a scopo manipolatorio, una nuova lingua: “Big  Brother’s watching you”; “War is Peace/Freedom is Slavery/Ignorance is strength”; “Who controls the past controls the future/Who control the present controls the past”;
In una dimensione meno impegnativa, nel mondo dello sport, sta accadendo un fenomeno che ricorda la profezia di Orwell. Prendiamo lo sport del Calcio: un campo di calcio naturalmente si trova su una superficie orizzontale, per cui è giusto dire: avanti/indietro/di lato, quando si debba indicare la posizione relativa di un protagonista sul campo di gioco (arbitro, calciatori, e così via), rispetto ad un altri, o ad altri.
I Media che si occupano di calcio hanno, invece, cominciato a creare una bizzarra Neo-Lingua.  Per dire che il tal calciatore avanza dalla propria alla metà campo avversaria, gli “Orwelliani” de noantri dicono: il tale giocatore “sale”; oppure il talaltro “attacco lo spazio”: ma come si può “attaccare lo spazio”?! se esso …è vuoto?! -“Il calciatore X è più utile alla squadra, perché spesso si alza (nel senso che va avanti!)”. Il bontempone d’antan osserverebbe:” E quando non si alza, rimane sdraiato o seduto?!”.
Ovviamente il fatto non è solo stucchevole, perché indica comunque il bisogno di “cancellare il passato”, quando si diceva/scriveva correttamente: avanzare/arretrare, e non il risibile “salire/scendere/abbassarsi/alzarsi”, ma conferma ciò che profeticamente aveva scritto Ortega y Gasset sull’uomo-massa che vuole vivere nell’immanenza totalitaria, e rompere ogni legame col passato, per essere “misura di se stesso”

Jacques Tati e il traffico

Jacques Tati e il traffico

XII)  Quelli che ridono sempre:
Ci sono alcuni personaggi dello showbiz che “ridono sempre” quando sono in pubblico, qualunque cosa facciano o dicano. L’effetto sul povero spettatore è sconcertante, nel senso che lo spettatore è sconcertato, perché-se uno/a ride sempre-è come se non ridesse mai, perché-in fin dei conti-tu non sai mai veramente cosa stia pensando in quel momento il personaggio di cui sopra. Inoltre, la realtà è complessa, e prevede alcuni momenti tristi, altri lieti. Il fatto di ridere sempre-oltre a rimandare al sempre temibilissimo proverbio latino(“Risus abundat in ore stultorum”)- indica che i personaggi citati vogliono presentare una realtà artificiale. Indica-in fin dei conti-che codesti personaggi sono falsi, in quanto insinceri.
Anche in questo aveva ragione Ortega y Gasset, sull’uomo-massa che si crea una realtà artificiale, in quanto immanente, e quindi slegata da ogni legame col passato, con la tradizione e-in fin dei conti-con la Civiltà!
Fine della Seconda Parte
Continua

 

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