In difesa di Don Abbondio (I)

Don Abbondio è il vero protagonista de “I Promessi Sposi” (1840) di Alessandro Manzoni (Milano, 1785: – Milano, 1873) . Chi è Don Abbondio? E’ il curato di un paesino sulle rive del Lago di Como.
L’Autore ce lo presenta così:
”… Don Abbondio (il lettore se n’è già avveduto) non era nato con un cuor di leone. Ma, fin da’ primi suoi anni, aveva dovuto comprendere che la peggior condizione, a que’ tempi, era quella d’un animale senza artigli e senza zanne, e che pure non si sentisse inclinazione d’esser divorato. La forza legale non proteggeva in alcun conto l’uomo tranquillo, inoffensivo, e che non avesse altri mezzi di far paura altrui. Non già che mancassero leggi e pene contro le violenze private..” .
La vicenda  comincia la sera del 7 novembre 1628. Don Abbondio torna a casa lungo una stradina che guarda al lago e, con suo grande dispiacere, vede ad aspettarlo due ceffi, che si rivelano due “bravi”, di cui qui di seguito parlano le “grida” delle autorità di “Sua Maestà Cattolica in Italia”. 

Ma, Signori miei!...

Ma, Signori miei!…

I bravi riferiscono al curato l’ordine del loro padrone, un certo Don Rodrigo, il quale si oppone alle nozze tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due giovani del borgo, che devono essere uniti in matrimonio dal detto Don Abbondio il giorno successivo, e cioè l’8 novembre.

In attesa di Don Abbondio

In attesa di Don Abbondio

Ma leggiamo prima i bandi contro i Bravi:
1)  Fino dall’otto aprile dell’anno 1583, l’Illustrissimo ed Eccellentissimo signor don Carlo d’Aragon, Principe di Castelvetrano, Duca di Terranuova, Marchese d’Avola, Conte di Burgeto, grande Ammiraglio, e gran Contestabile di Sicilia, Governatore di Milano e Capitan Generale di Sua Maestà Cattolica in Italia, pienamente informato della intollerabile miseria in che è vivuta e vive questa città di Milano, per cagione dei bravi e vagabondi, pubblica un bando contro di essi.
Dichiara e diffinisce tutti coloro essere compresi in questo bando, e doversi ritenere bravi e vagabondi… i quali, essendo forestieri o del paese, non hanno esercizio alcuno, od avendolo, non lo fanno… ma, senza salario, o pur con esso, s’appoggiano a qualche cavaliere o gentiluomo, officiale o mercante… per fargli spalle e favore, o veramente, come si può presumere, per tendere insidie ad altri… A tutti costoro ordina che, nel termine di giorni sei, abbiano a sgomberare il paese, intima la galera a’ renitenti, e dà a tutti gli ufiziali della giustizia le più stranamente ampie e indefinite facoltà, per l’esecuzione dell’ordine.

Un bruttissimo incontro

Un bruttissimo incontro

    Ma, nell’anno seguente, il 12 aprile, scorgendo il detto signore,
2) che questa Città è tuttavia piena di detti bravi… tornati a vivere come prima vivevano, non punto mutato il costume loro, né scemato il numero, dà fuori un’altra grida, ancor più vigorosa e notabile, nella quale, tra l’altre ordinazioni, prescrive: Che qualsivoglia persona, così di questa Città, come forestiera, che per due testimonj consterà esser tenuto, e comunemente riputato per bravo, et aver tal nome, ancorché non si verifichi aver fatto delitto alcuno… per questa sola riputazione di bravo, senza altri indizj, possa dai detti giudici e da ognuno di loro esser posto alla corda et al tormento, per processo informativo… et ancorché non confessi delitto alcuno, tuttavia sia mandato alla galea, per detto triennio, per la sola opinione e nome di bravo, come di sopra. Tutto ciò, e il di più che si tralascia, perché Sua Eccellenza è risoluta di voler essere obbedita da ognuno.

       All’udir parole d’un tanto signore, così gagliarde e sicure, e accompagnate da tali ordini, viene una gran voglia di credere che, al solo rimbombo di esse, tutti i bravi siano scomparsi per sempre. Ma la testimonianza d’un signore non meno autorevole, né meno dotato di nomi, ci obbliga a credere tutto il contrario.  

Don Abbondio sgridato da Perpetua

Don Abbondio sgridato da Perpetua

3) È questi l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor Juan Fernandez de Velasco, Contestabile di Castiglia, Cameriero maggiore di Sua Maestà, Duca della Città di Frias, Conte di Haro e Castelnovo, Signore della Casa di Velasco, e di quella delli sette Infanti di Lara, Governatore dello Stato di Milano, etc. Il 5 giugno dell’anno 1593, pienamente informato anche lui di quanto danno e rovine sieno… i bravi e vagabondi, e del pessimo effetto che tal sorta di gente, fa contra il ben pubblico, et in delusione della giustizia, intima loro di nuovo che, nel termine di giorni sei, abbiano a sbrattare il paese, ripetendo a un dipresso le prescrizioni e le minacce medesime del suo predecessore.

Perpetua  e Don Abbondio, un rapporto impari

Perpetua e Don Abbondio, un rapporto impari

4) Il 23 maggio poi dell’anno 1598, informato, con non poco dispiacere dell’animo suo, che… ogni dì più in questa Città e Stato va crescendo il numero di questi tali(bravi e vagabondi), né di loro, giorno e notte, altro si sente che ferite appostatamente date, omicidii e ruberie et ogni altra qualità di delitti, ai quali si rendono più facili, confidati essi bravi d’essere aiutati dai capi e fautori loro… prescrive di nuovo gli stessi rimedi, accrescendo la dose, come s’usa nelle malattie ostinate. Ognuno dunque, conchiude poi, onninamente si guardi di contravvenire in parte alcuna alla grida presente, perché, in luogo di provare la clemenza di Sua Eccellenza, proverà il rigore, e l’ira sua… essendo risoluta e determinata che questa sia l’ultima e perentoria monizione.

Il Cardinale e l'Innominato

Il Cardinale e l’Innominato

Non fu però di questo parere l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Don Pietro Enriquez de Acevedo, Conte di Fuentes, Capitano, e Governatore dello Stato di Milano; non fu di questo parere, e per buone ragioni. Pienamente informato della miseria in che vive questa Città e Stato per cagione del gran numero di bravi che in esso abbonda… e risoluto di totalmente estirpare seme tanto pernizioso, dà fuori, il 5 decembre 1600, una nuova grida piena anch’essa di severissime comminazioni, con fermo proponimento che, con ogni rigore, e senza speranza di remissione, siano onninamente eseguite.
Convien credere però che non ci si mettesse con tutta quella buona voglia che sapeva impiegare nell’ordir cabale, e nel suscitar nemici al suo gran nemico Enrico IV; giacché, per questa parte, la storia attesta come riuscisse ad armare contro quel re il duca di Savoia, a cui fece perder più d’una città; come riuscisse a far congiurare il duca di Biron, a cui fece perder la testa; ma, per ciò che riguarda quel seme tanto pernizioso de’ bravi, certo è che esso continuava a germogliare, il 22 settembre dell’anno 1612. In quel giorno l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Don Giovanni de Mendozza, Marchese de la Hynojosa, Gentiluomo etc., Governatore etc., pensò seriamente ad estirparlo. A quest’effetto, spedì a Pandolfo e Marco Tullio Malatesti, stampatori regii camerali, la solita grida, corretta ed accresciuta, perché la stampassero ad esterminio de’ bravi. Ma questi vissero ancora per ricevere, il 24 decembre dell’anno 1618, gli stessi e più forti colpi dall’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Don Gomez Suarez de Figueroa, Duca di Feria,  etc., Governatore etc.

Ancora i Bravi

Ancora i Bravi

 

– Milano è sotto il dominio spagnolo: per i riferimenti storici relativi, vai al link su Suarez de Figueroa, citato nel testo : http://www.treccani.it/enciclopedia/suarez-de-figueroa-gomez-duca-di-feria_(Enciclopedia-Italiana)/-

Don Abbondio, Renzo & Lucia

Don Abbondio, Renzo & Lucia

Però, non essendo essi morti neppur di quelli, l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Gonzalo Fernandez di Cordova, sotto il cui governo accadde la passeggiata di don Abbondio, s’era trovato costretto a ricorreggere e ripubblicare la solita grida contro i bravi, il giorno 5 ottobre del 1627, cioè un anno, un mese e due giorni prima di quel memorabile avvenimento. Torniamo al nostro curato.

Il Cardinale e Don Abbondio, ovvero : quando è facile fare le prediche!

Il Cardinale e Don Abbondio, ovvero : quando è facile fare le prediche!

Che cosa risponde Don Abbondio ai due delinquenti? ? Qui di seguito, riportiamo una sintesi della conversazione:

– Signor curato, – disse un di que’ due, piantandogli gli occhi in faccia.

– Cosa comanda? –
rispose subito don Abbondio, alzando i suoi dal libro, che gli restò spalancato nelle mani, come sur un leggìo.

– Lei ha intenzione,
proseguì l’altro, con l’atto minaccioso e iracondo di chi coglie un suo inferiore sull’intraprendere una ribalderia,
– lei ha intenzione di maritar domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella!

– Cioè… –
rispose, con voce tremolante, don Abbondio:
– cioè. Lor signori son uomini di mondo, e sanno benissimo come vanno queste faccende. Il povero curato non c’entra: fanno i loro pasticci tra loro, e poi… e poi, vengon da noi, come s’anderebbe a un banco a riscotere; e noi… noi siamo i servitori del comune.

– Or bene, –
gli disse il bravo, all’orecchio, ma in tono solenne di comando,
questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai.

– Ma, signori miei, –
replicò don Abbondio, con la voce mansueta e gentile di chi vuol persuadere un impaziente,
– ma, signori miei, si degnino di mettersi ne’ miei panni. Se la cosa dipendesse da me,… vedon bene che a me non me ne vien nulla in tasca…”.

Renzo e Perpetua

Renzo e Perpetua

E’ venuta in mente la stessa associazione di idee? Bravi ! (giacché siamo in tema). In effetti, Don Abbondio risponde come avrebbe risposto un altro eroe arci-italiano.  Chi? Leggete il seguito, e lo saprete.

 

 

 

Il Griso, un altro "bravo"

Il Griso, un altro “bravo”

-Tutte le citazioni sono tratte da “I Promessi Sposi”; capitolo I, per il cui testo integrale, e per tutte le opere di Alessandro Manzoni, vai al link: http://www.liberliber.it/libri/m/manzoni/index.php

-Per altri riferimenti al Manzoni, vai a un precedente articolo de “ilGrandeInquisitore.it”:

http://www.ilgrandeinquisitore.it/wp-admin/post.php?post=368&action=edit

 

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