Tacito é con noi (7)

                     Tacito è con noi (7)    

Continuiamo i nostri articoli dedicati agli Annales di Publio Cornelio Tacito, con una breve sua digressione (Libro VI:16) sull’usura nell’Urbe, nel I d.C. Nei prossimi giorni riprenderemo gli articoli sulla Congiura di Pisone. Chi vuole, può consultare i precedenti articoli sugli “Annales”, attraverso il link (http://www.ilgrandeinquisitore.it/2018/05/tacito-e-con-noi-6/), e proseguendo a ritroso.                                                    

                                   L’usura. 

 

 

 

 Catilina, Cesare & Mommsen

Catilina, Cesare & Mommsen

Interea magna vis accusatorum in eos inrupit qui pecunias faenore auctitabant adversum legem dictatoris Caesaris qua de modo credendi possidendique intra Italiam caventur, omissam olim, quia privato usui bonum publicum postponitur. sane vetus urbi faenebre malum et seditionum discordiarumque creberrima causa eoque cohibebatur antiquis quoque et minus corruptis moribus. nam primo duodecim tabulis sanctum ne quis unciario faenore amplius exerceret, cum antea ex libidine locupletium agitaretur; dein rogatione tribunicia ad semuncias redactum, postremo vetita versura. multisque plebi scitis obviam itum fraudibus quae toties repressae miras per artes rursum oriebantur. sed tum Gracchus praetor, cui ea quaestio evenerat, multitudine periclitantium subactus rettulit ad senatum, trepidique patres (neque enim quisquam tali culpa vacuus) veniam a principe petivere; et concedente annus in posterum sexque menses dati quis secundum iussa legis rationes familiaris quisque componerent. (Publio Cornelio Tacito:”Annales”; VI:16)

 

Roma-Fori Imperiali- Busto di Cesare

Roma-Fori Imperiali- Busto di Cesare

 

 

   Frattanto, la collera degli accusatori si scatenò contro coloro che stavano accumulando in modo eccessivo per mezzo dell’usura, in violazione di una Legge del Dittatore Cesare sulla misura del credito e delle proprietà sul territorio italiano. Legge già da tempo disattesa, perché il bene pubblico viene posposto a quello privato. In verità, il male dell’usura, antico in Roma, aveva già spesso suscitato sedizioni e discordie. Perciò si era cercato nei tempi antichi di reprimerlo, quando i costumi non erano ancora corrotti. Dapprima, nelle Dodici Tavole (Legge del 356 a.C.), si sancì che nessuno potesse pretendere un interesse annuo superiore all’uno per cento, mentre prima era a discrezione dei ricchi. Poi, su proposta dei Tribuni, l’interesse venne ridotto al mezzo per cento. Infine, fu vietato ogni interesse. Si fecero molti plebisciti per combattere le frodi che-con artifici sorprendenti- rinascevano, nonostante fossero state tante volte represse. Ma poi il Pretore Gracco, a cui era toccata l’inchiesta, sopraffatto dal numero enorme dei cittadini a rischio di rovina, ne riferì al Senato. E i Senatori, spaventati (infatti nessuno di loro era scevro da colpe) chiesero venia all’Imperatore, col cui consenso vennero accordati diciotto mesi di tempo, perché ciascuno sistemasse le proprie vertenze, secondo la Legge.

 

Theodor Mommsen: Il compito dello Storico

Theodor Mommsen: Il compito dello Storico

Fine Settima Parte

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